venerdì 11 novembre 2011

Questa passata non è stata proprio una buonanotte.
Nella mi stanza dovevano esserci più di 35 gradi e io il caldo lo sopporto ma, quando esagera, esagera.
Poi qualcuno ha cominciato a bussare alla porta di una stanza, evidentemente non gli aprivano e allora ha pensato bene di urlare e tirare calci (suppongo). Gli hanno cortesemente aperto e io ho guardato l'ora: erano le cinque.
Con l'alba è iniziato il baccano e la mia stanza dà sulla strada, quindi addio sonno.

Mentre mi misuravo con la nuova sistemazione, ho provato nostalgia verso la mia stanza di Pushkar, topo incluso, e un po' mi è mancato anche l'albergatore indian lover. Ecco cosa succede a fermarsi di più in un posto!
Ora invece sono di nuovo nessuno, una presenza di passaggio che ben presto scivolerà via.
Ma prima di scivolare, vediamo cosa c'è di bello a Jodhpur.

Prima tappa è lo Jaswant Thada.
Si tratta di un monumento funebre ed è stato costruito vicino al punto in cui si cremavano i nobili. Per raggiungerlo si fiancheggia un laghetto, alquanto surreale in queste terra arida e rocciosa.

Tutto il mausoleo è immerso in una verde quiete, in fondo un po' la stessa sensazione che si prova passeggiando in certi tranquilli cimiteri. Solo che qui ci sono musicisti di strada che suonano calme musiche tradizionali e i giardinieri le canticchiano tra di loro.

Il mausoleo tutto bianco è stato costruito da una devota vedova in memoria del marito. All'interno c'è una sfilata di ritratti di sovrani, però a guardarli bene sono uno identico all'altro, a parte il cappello e i baffi.




E a parte questo di cui si ha una foto...e che ha la barba con la riga in mezzo:

Girare per il giardino è molto rilassante, spcecie se si trova un po' di ombra. Ci sono un po' di tempietti, aiuole, vasche con ninfee e tanto prato all'inglese.
E all'orizzonte lui, il forte, la mia prossima tappa:




Mehrangarh Fort

Col risciò arrivo sotto al forte. Per la prima volta da quando sono qui, trovo un'audioguida in italiano ed è una bella sorpresa.
La prendo e un signore con cadenza bolognese mi fa compagnia per tutta la visita.

Il forte è stato costruito nel luogo dove prima risiedeva un eremita che, cacciato di casa, maledisse la futura costruzione predicendone la mancanza di acqua. Per contrastare la maledizione, i sapienti di corte ritennero necessario un sacrificio umano e un nobile si offrì volontario. Venne seppellito vivo nelle fondamenta e da allora la sua discendenza ha un legame speciale con la corte di Jodhpur.

Chissà se è vero.


Con una bella salita, ancora più pesante tra il sole e le pietre, mi addentro nel forte. Le finestre che prima mi gurdavano dall'alto, ora cominciano ad avvicinarsi. Girato un angolo, ecco le famose "manine" lasciate dalle vedove prima di immolarsi sulla pira del consorte. Il bolognese dice che erano condotte su portantine, tutte agghindate a festa, e con la mano colorata di rosso hanno lasciato l'impronta sul muro. Poi si sarebbero sedute insieme al cadavere del sovrano per lasciarsi ardere con lui.



Il percorso poi conduce alla parte museale vera e propria, con collezioni di portantine da elefante o da "spalla". La mia preferita è questa (da spalla):
Ce n'era anche una enorme, tutta in legno intarsiato e dorato e chiusa da vetrate. Per sollevarla erano necessarie dodici persone, davvero esagerata.

Poi il percorso prosegue nei vari ambienti del palazzo, tra corti in cui essere visti senza vedere e stanze sempre più suntuose.

La stanza delle arti e dell'intrattenimento, dove la bellezza doveva innalzare lo spirito:

Un'altra stanza benessere, un po' psichedelica per via delle palle di natale messe sul soffitto come alternativa agli specchietti.

La stanza delle perle, così chiamata perchè è intonacata con polvere di marmo e di conchiglie e quando si mettevano le candele negli appositi vani, assumeva una luce perlescente. Questa era una stanza istituzionale, dove il sovrano incontrava i funzionari e gli altri nobili e le donne potevano ascoltare dalle finestrelle in alto.

Tutto questo passando sempre da un cortile all'altro, sempre circondati dalle finestrelle con grate intarsiate, mai una uguale all'altra.

Fuori dal forte, la città vecchia con le sue case blu.

Allontantandomi dal palazzo reale, il forte riassume una forma più modesta e gironzolando trovo un tempio di Shiva (ho imparto a riconoscere almeno le tre divinità della trimurti dai loro attribut, sono soddisfazioni!).

Purtroppo non è possibile compiere tutta la passeggiata sul muraglione, tra i cannoni. Eppure anche sulla mappa è riportata una frase di Aldous Huxley in cui lo scrittore dice che sul muraglione di Jodhpur si sentono gli stessi suoni che sentono gli dei dell'olimpo.
Io comunque ci sono stata, ma molto dopo Huxley - purtroppo - così che ho dovuto assistere alla lotta tra il canto malinconico del muezzin e lo spernacchiare dei clacson.

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