giovedì 3 novembre 2011

Khajuraho

Arrivare a khajuraho mi ha dato l'impressione di aver raggiunto chissà quale meta difficile, è come se mi fossi sorpresa di esserci arrivata.
Forse perchè è stato il mio primo spostamento non ben definito, forse per via delle 12 ore di treno, forse perchè si trata di un paesino sperduto in mezzo alle campagne.
Faceva freddino, l'aria era tersa ma neanche il tempo di gustare questo risveglio bucolico che subito siamo stati assaliti da un chiassoso gruppo di autisti di autorisciò nonchè procacciatori di hotel locali.
Io ed Erica, l'americana, decidiamo di procedere insieme  per dividere le spese del mezzo.
Kajuraho "centro" è formata da un paio di strade che si intersecano tra il lago e la zona ovest dei templi (quelli più importanti), entrambe zeppe di hotel, internet cafè e negozietti di souvenir.
Scegliamo un albergo che ci offre stanze a 150 rupie, un ottimo presso. La mia stanza ha tre grandi vetrate ed è piena di sole, il che mi suggerisce come prima cosa di fare un rapido lavaggio dei vestiti per averli asciutti l'indomani. L'albergo ha un bel giardino all'interno, un paio di vasche con ninfee e pesciolini e qualche scultura di buddha qua e là. Un inserviente si siede con me durante la colazione e mi racconta che un mantovano è un loro caro amico e che gli ha appena mandato dei soldi per il diwali. Mi dice anche che il proprietario parla l'italiano e che senz'altro mi vorrà come ospite quella sera a cena. Accetto di buon grado: una cena gratis con un indiano che parla italiano!
Dopo la colazione scappo a vedere questi famosi templi. Ovviamente la zona più interessante è a pagamento, ma ormai ci sono abituata.
Ed eccoli!
Seguo il percorso dell'audio guida anche se non l'ho presa e mi trovo davanti al primo gruppo.
Il tempio si trova sempre su di una piattaforma e quelli principali hanno dei tempietti satellite vicini. Ad esempio questo primo tempio aveva accanto, tra gli altri, il tempio di un animale sacro.

Tutti i templi si sviluppano molto in altezza con delle specie di guglie che ho letto essere una versione "architettonica" del lingam, anche se wiki dice che ricorda le cime dell'himalaya.
La facciata si divide in diverse fascie decorative. In basso ce ne sono un paio di strette, separate tra loro da decorazioni tipo questa:
A mio avviso, le fasce inferiori narrano la vita quotidiana "terrena", fatta di battaglie, danze, suoni e amplessi più o meno articolati.





La parte alta, invece, quella che davvero dà la spinta verso l'alto alla struttura, è decorata con figure divine, uomini e donne dalle bellissime forme e dai gesti eleganti. Spesso sono figure femminili da sole, altre volte in coppia. Quasi sempre hanno una caratteristica posizione del corpo, col bacino spostato da un lato, come in un passo di danza o in un'andatura sensuale.
Più si sale e più le immagini divine diventano piccole, ma si riesce a capire che continuano a ripetere gli stessi gesti, sempre con le loro posture dinamiche, guardandoci dalla loro piccole finestrelle. E quando le figure finiscono, le decorazioni stilizzate continuano a riportarne l'idea del movimento, così che si ha come la sensazione di uno sfumare verso l'alto.

E' tutto un raffinato brulichìo di infinite divinità, sembra quasi di sentire risatine e scampanellii e mi chiedo come tutto questo possa conciliarsi con il distacco serafico del buddismo. A vedere certe lascive figure femminili mi sembra di riconoscere i demoni della tentazione di Buddha. Eppure, in qulache modo, è possibile.

Questi templi, si sa, sono famosi per le immaigni erotiche, però sono relativamente poche rispetto alla miriade di altre raffigurazioni.
Tra l'altro sembra che gli artisti abbiano fatto a gara nella raffigurazione di posture difficili.
Tipo qui l'omino che si infila dietro quella specie di balconcino


Ma sono pur sempre templi, luoghi sacri, e in effetti, dopo essermi tolta le scarpe, posso entrare all'interno. Qui ci sono poche aperture a far entrare la luce e scopro che dentro il tempio c'è...un'altra stanza, il vero luogo sacro, davvero buio se non fosse per un gioco di luci che si riflettono dalle pietre lisce del pavimento.
La stanza sacra è decorata anche lei all'esterno dalle tipiche figure dell'esterno, immagini erotiche incluse. All'interno invece c'è posto solo per l'immagine divina, dio o lingam che sia.



Come ho visto nel tempio di varanasi, ci sono spesso aspersioni di acqua sulle immagini sacre e mi diverto a cercare i passaggi del liquido "benedetto" attraverso le varie stanze. Alla fine ricade all'esterno del tempio attraverso una specie di gargoile induista.

Tutta la zona è immersa in un grande giardino all'inglese. Sarà rilassante ma la sua compostezza stona con la brulicante vitalità dei templi.


Finalmente soddisfatta, torno all'hotel per fare una bella e meritata dormita.
Alle otto io ed erica abbiamo al cena con il proprietario dell'albergo. Ci serve piatti ottimi e abbondanti, con tanto di frutta e dolce, ma lui non si siede con noi. Obbliga moglie e figlia a farlo e loro ci guardano spaesate, come incastrate in un meccanismo in cui non si sentono a loro agio.
Dopo cena, ecco l'inghippo, il proprietario che parla italiano e tanto bene vuole agli italiani, ci mostra delle sue creazioni.
Dice sue, in realtà deve essere una giacenza di bigiotteria che non sa come smaltire. L'argento è annerito e quello che gli resta nelle scatole è davvero un magro repertorio. Inoltre ci propone prezzi esorbitanti. Contrattando, accetto di acquistare un ciondolo, il più economico, giusto perchè ormai avevo la cena nello stomaco. Però averi preferito pagarmi la cena.

La mattina dopo mi alzo ancora un po' nervosa per la fregatura della sera prima, ma vabbè, non è la fine del mondo. Questa bella colazione nel verde è così gustosa da farmi passare ogni malumore.


E' il turno dei templi gianisti che rispetto a quelli "famosi" sono un po' meno e un po' più abbandonati a loro stessi, in una zona periferica. Anche l'affluenza dei turisti è minore.
La vegetazione è meno curata così ci si sente più avvolti da alberi e rampicanti. In un tempio sta meditanto un cinese e per non disturbarlo resto a guardarlo da fuori.

Esternamente questi templi sono simili in tutto a quelli induisti visti il giorno prima, ma internamente custodiscono l'immagine di un santone in meditazione, sembrerebbe un buddha.

Strano, sembra l'anello di congiunzione tra buddismo e induismo!
Vorrei scattare qualche foto, ma mi accorgo di avere lasciato la batteria nella stanza d'albergo, quindi niente da fare.
Ho ancora del tempo da passare a khajuraho così torno per la seconda volta ai templi e scatto altre foto. Ma nessuna foto può rendere la loro complessità.

A fine pomeriggio, salgo sul treno per agra.

3 commenti:

  1. vorrei segnalare che le fascie decorate con raffigurazioni umane sembrerebbe raffigurare figure umane affette da lombosciatalgia :-|

    F.

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  2. fasce si scrive senza la "i".
    che gli dei dell' olimpo possano perdonarmi!

    F.

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  3. hahah! ma allora anche tu sei umano e ogni tanto fai qualche errore di digitazione! ciò mi consola....

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