domenica 6 novembre 2011

Pushkar secondo giorno

La giornata è cominciata molto presto.
Evidentemente prima dell'alba i fedeli fanno una processione, o qualcosa del genere, ma non immaginate un corteo con cori sommessi. Qui si fanno le cose in grande, quindi altoparlanti a tutto spiano e cantilene urlate.
Ma era troppo presto, perciò ho "voltato gallone" sono rimasta ancora un po' a letto.

Con molta calma, quando ho deciso di alzarmi, ho fatto la doccia, ho indossato vestiti puliti, mi sono asciugata i capelli e poi sono andata a fare colazione in hotel.

Una lentezza superiore alla mia consueta. Era come se non riuscissi ad uscire dal recinto del mio hotel.

Ma poi ce l'ho fatta e mi sono inoltrata nella stradona principale.

Un uomo vestito di bianco mi ha dato una rosa e mi ha detto di posarla nel lago, che si usa così. Non mi ha chiesto soldi e questo mi ha sorpresa un po', ma ho pensato che magari ci potesse essere un po' di umanità anche per noi turisti.
Nei pressi di un lago un altro ragazzo biancovestito mi avvicina e mi spiega cosa dovrei fare con quella rosa.
gli dico vabbè, faccio da sola, ma lui comincia a farmi tutta una narrazione (in inglese) sulle proprietà di quelle acque sacre. Io - che avevo letto di qualcosa del genere sulla mia guida- gli dico subito che non voglio pagare. Lui mi rassicura dicendo che non dovrò pagare nulla. Allora continuo ad ascoltarlo. Poi comincia a farmi fare dei piccoli rituali, tipo bagnare le mani nell'acqua. Qui si va sull'operativo, gli chiedo di nuovo se dovrò pagare e lui con mi dice solo un' offerta libera, quello che mi andrà di dare. Ok, detto questo, mi pare che l'accordo sia concluso e mi rilasso, ma invece no. Finito tutto il rituale, con tanto di ripetizione di parole hindi e dono di fiori (sempre quei garofanini arancioni) nel lago, mi dice di dire quanto vorrò offrire.
Dico 100 rupie (e cmq non è poco) ma lui mi guarda con aria sbalordita e mi dice che non è possibile. Insisto, ma altrettanto fermamente lui mi dice 500 rupie. Azz, i patti non erano questi.
Mi guardo intorno ed è pieno di biancovestiti che fanno la stessa cosa con altri poll...hem turisti come me.
Mi sento circondata. Resta solo la fuga via lago, ma avrei bagnato la macchina fotografica.
Provo col discorso filosofico, dicendogli che per la religione non si deve pagare ma lui insiste 500 rupie. Per il karma, dice.
Il mio karma sta meglio se la mia autostima non crolla facendo infinocchiare, ma mi sento con le spalle al muro. Mi alzo e gli do i soldi, interrompendo il rito. Lui afferra rapidamente la banconota e facedno finta di nulla fa per mettermi il braccialetto. Glielo lascio fare perchè quello è una sorta di "lasciapassare" per pushkar, insomma un segnale in codice per dire che il pesce ha già abboccato e bisogna provare con qualche altro sistema.

Questo episodio mi ha molto innervosito e ha segnato negativamente l'inizio di giornata. Ma vabbè, lo show deve continuare, così riprendo la strada verso la zona festival. In fondo non ho ancora visto neanche un cammello! Dopo circa 300 metri, un ingorgo sovraumano dovuto ai fedeli diretti al ghat, ha bloccato il passaggio. Fare il salmone cercando di salire la corrente era impossibile. Ancora la sensazione di non riuscire ad andare avanti.
Costretta dalla situazione, faccio retromarcia in cerca di un ristorante.
Anche qui un po' di disavventure, a causa di avventori che - come spesso mi accade - chiedono di farsi un foto con me, solo che questi erano maleducati. Anche il cameriere dice loro di lasciarmi mangiare in pace e quando se ne vanno mi chiede scusa per l'accaduto.

In tutti i giorni negativi avuti fin'ora, poi accadeva qualcosa di bello a famrne dimenticare e io lo sto aspettando.

Infatti dopo poco sbaglio strada e mi trovo in un vicolo cieco, perseguitata da un brutto indiano che mi fa un viscido baciamano.
Le donne invece mi salutano, le ragazzine vogliono farsi fotografare oppure vogliono una mia foto.

Ogni tanto qualcuna mi allunga una mano dicendomi ciao, io gliela stringo sperando non sia per avere dei soldi!

Dopo pranzo un lungo sonno, ma penso che nel posto giusto riuscirei a dormire per 12 ore di fila.

Mi sveglio battagliera con in mente il piano B.
Levo il bracciale passaporto con un moto di orgoglio e procedo verso il mio obiettivo.
Invece che fare la strada centrale per andare in zona festival, voglio provare a prenderla larga e assalire il nemico alle spalle.
Questa soluzione si rivela più lunga e polverosa, e diverse volte ho avuto l'incertezza su dove mi trovassi.


Mi sono infilata per errore in una zona di abitazioni "locali", ho chiesto indicazioni ad una signora che trasportava sulla testa un sacco di non-so-che (immaginate la situazione abbastanza disperata) ma non parlava inglese neanche un po'. Subito dopo dei bambini mi hanno strappato la mappa.
Insomma, altro che buon karma.
Ma chi la dura la vince, il sole tramonta, è tutto buio ma ci sono i fari delle macchine e cmq seguo il flusso delle persone.
Trovo un'altro ufficio turistico, chiedo un'altra mappa e dove sono. Sono a due passi dall'area festival!
Sono arrivata!

La zona stadio è un rettangolo pieno di sabbia, ma in un lato c'è un palco, ci sono le luci e anche giochi col laser che disegnano coniglietti e stelline sullo sfondo. La musica è ad alto volume, con un eccessivo uso di effetto eco, che neanche Massimo Lopez quando imitava il papa.

La musica non è proprio del genere che mi interessa, poi salgono dei personaggi in abiti tipici, ma ormai ho capito il pappone per turisti qual è.

Così esco e vado oltre. Un'area vastissima è adibita a bazar, ma c'è anche la zona giostre con ben 4 ruote panoramiche e un paio di navi corsare, più altre giostre minori.

Mentre passeggio, va via la luce e il mio pensiero va ai passeggeri delle giostre. Ma poi ritorna e non sento sirene di ambulanze. Anche se dubito che ci siano le ambulanze, ma vabbè.

Ormai persa, ma almeno soddisfatta per aver raggiunto il mio obiettivo, cerco di tornare nella via centrale, in cerca di ristoro. Mi fermo in un ristorante a mangiare una pessima pizza (tra un po' avrò la nausea anche della pizza) ma degli ottimi succhi di frutta.
Non riesco a mangiare tutta la pizza, mi fermo a metà, eppure il mio stomaco non ne può più. Forse dovrei tornare ai risottini in bianco...

Ora sono in hotel, stasera ho camminato davvero tanto.
Oggi per la prima volta ho sentito come il viaggio sarebbe stato più facile fossi stata con qualcun'altro, ma solo perchè così avrei dovuto rispondere alla metà delle persone che mi fermano per strada. dire metà "hi", metà "no grazie", metà "namaste". E sentirmi diffidente almeno per la metà delle volte.

3 commenti:

  1. Le foto ,come sempre sono belle,ma è la descrizione della giornata che ti fa comprendere il tutto.Coraggiosa "viaggiatrice"

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  2. mmm...tu sei troppo buona, sei buona come una mamma!! :)

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  3. Ciao ,laure' quando ti fanno arrabbiare digli qualcosa in barese...poi per il resto sei veramente coraggiosa HARE HARE LAURA

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