venerdì 28 ottobre 2011

Ieri - Varanasi x 4

Ieri era il giorno del mio tour con autista. 1000 rupie per il signore coi baffi che mi avrebbe scortata in 4 posti nei paraggi di Varanasi, posti che ignoravo e che mi ha consigliato sempre il mio aggancio in città, quello della cena a casa sua.
Bene, l'autista arriva con mezz'ora di ritardo, ma non è un problema, non ho nulla da vedere all'alba.

Sarnath



La prima tappa è Sarnath, un luogo molto importante perchè è dove Buddha ha fatto il suo primo discorso ai discepoli dettando le norme principali del pensiero buddista. Non sono molto preparata in buddismo, quel che sapevo l'ho dimenticato, in ogni caso in questo primo discorso doveva esserci un riferimento alla ruota del karma e in effetti ovunque ci sono raffigurazioni di "ruote".
Il tempio è decorato con dipinti che narrano la vita di Buddha, dipinti moderni e non particolarmente interessanti. Al''esterno c'è l'albero del famoso primo discorso con le statue enormi di buddha e i suoi discepoli. Stranamente niente rulli.

Ma la parte più interessante è alle spalle, dove c'è un enorme sito archeologico con i resti dei primi monasteri buddisti, il tutto sovrastato da un enorme stupa, una protostupa forse, di cui restano solo i mattoni grezzi e scarsi segni della copertura decorativa.


Tra gli scavi, c'è anche un tempio dove si dice che buddha meditasse, ma insomma, è tutto un fiorire di "si dice" e "sembra".

In ogni caso il tutto confina con un parco naturale, c'è molta quiete, è tutto uno svolazzare di libellule e farfalle ed è perfettamente naturale vedere all'ombra degli alberi gente che medita o studia.
Ovviamente è pieno di turisti di ogni nazione, alcune sono proprio comitive in pellegrinaggio con tanto di caposquadra che canta al megafono.
Però i buddisti sono sempre i migliori, sorridenti e pacati.

Sempre lì vicino c'è un tempio gianista, ovviamente sono andata a dare uno sguardo. Anche qui ho dovuto togliermi le scarpe e in più mi è stato richiesto di lavarmi mani e bocca, sempre se ho capito bene l'inglese, ma penso di si. A dirmelo è stato il custode, un uomo gentile che poi all'interno del tempio mi ha fatto vedere foto di lui con non so quale grande esponenete della sua religione. I gianisti sono quelli famosi perchè girano nudi o meglio vestiti di spazio, come mi ha detto una torinese l'altra sera.


Mi ha dato anche una piccola stuoia per sedermi nel tempio, tante carinerie per le quali mi è stata poi richiesta un'offerta libera.
Il tempio era coi lavori in corso, stavano finendo le decorazioni e c'era un'impalcatura in bambù tutt'intorno alle pareti interne. Atmosfera un po' freddina, ma silenziosa e discreta.
Infine ho visitato il museo archeologico. Dopo aver depositato lo zaino e aver superato il metal detector, sono entrata nella sala centrale. La struttura è a forma di C con due ali laterali. Belle sculture, interessanti, c'è anche il capitello originale coi quattro leoni che una volta capeggiava l'area archologica. Ma questi indiani hanno saputo creare un'atmosfera speciale nell'ala di sinistra. C'è un lungo corridoio con sculture sui due lati e una musica tradizionale indiana in sottofondo. In fondo al corridoio, una grande statua di buddha, conservata benissimo e illuminata splendidamente. Avvicinandosi anche la musica diventa più forte e coinvolgente e quando si è vicini alla statua l'impatto è forte. Quella statua e il suo allestimento vale da sola la visita del museo.

Ramnagar fort

Come dice il nome, Ramnagar è un forte militare ormai in disuso (? credo, ma dei militari presenziavano e non mi hanno fatta andare al di fuori della zona turistica). Si respira l'aria del colonialismo ma ancora di più della successiva decadenza.


Alcune grosse stanze sono adibite a museo di oggetti vari: armi, tessuti, animali impagliati e anhce qualche orlogia da tavolo barocco andante.
Le collezioni sono conservate malissimo, i tessuti sono macchiati di muffa, e sfrangiati, gli animali impagliati sono lasciati andare verso la naturale decomposizione dei tessuti tanto che sembrano morti due volte. Morti dalla vita e morti dal trattamento che avrebbe dovuto preservarli. Ho fatto una foto col cellulare di due teste di tigri tristemente consumate, ma non posso pubblicarle.

Zona universitaria e tempio induista annesso
La zona universitaria è enorme, percorsa da strade larghe e alberate. Molto tranquilla e silenziosa, al suo interno c'è un tempio induista di cui dovrei ricercare il nome. Stranamente mi hanno permesso di entrare chiedendomi solo di togliermi le scarpe. Il tempio è ampio e arioso, disposto su due piani e circondato da un giardino molto curato. Ha tutta l'aria del luogo da scampagnata della domenica e infatti ci sono famigliole coi ragazzini e studenti sdraiati sul prato. Dal piano superiore si diffonde la musica e il canto di un anziano signore che seduto su un tappeto suona uno strumento tipico (altro nome da ricercare). E' cieco ed è accompagnato da un ragazzino che dorme durante l'esecuzione, come in un vecchio racconto indiano.
Al piano terra all'estremità dei corridoi ci sono stanze dedicate a varie divinità. Mi affaccio per curiosare in una e subito un religioso mi si avvicina per segnarmi di arancione la fronte. Non me l'aspettavo! Mi sono chiesta se avrei avuto una visione come la protagonista di Holy smoke. No, nessuna visione, ma altrettanto velocemente che nel mettermi il dito in fronte, il santo uomo mi ha chiesto una donazione. Quanto? Una donazione, mi ha risposto lui, abbassando gli occhi con la timidezza di una cerbiatta.


Nella stanza principale del primo piano c'era immagino il fulcro del culto, una scultura con yoni e lingam sovrastati da una specie di serpente da cui scendeva lentamente acqua. L'acqua bagnava entrambi i simboli per poi scendere verso il basso, dove veniva raccolta dai fedeli e usata per bagnarsi il capo.

Dopo essermi rilassata un po' nel giardino, mi sono accorta di non avere più il mio cellulare. Ho sperato di ritrovarlo in macchina, ma nulla. Perso o rubato poco importa, ora non è più con me.
Questa cosa del cellulare mi ha rovinato buona parte del pomeriggio. Penso che se lo avessi perso in italia non avrei preso così male la cosa. Forse è perchè il cellulare, come il computer, rappresenta un po' il mio mondo, le cose che mi definiscono e che ho qui con me.
I buddisti direbbero che è un bene che l'abbia perso.

Santkatmochan
Qui è proibito fare foto, quindi mi spiace ma non ho nulla da mostrare.
Santkamothan è un tempio induista dedicato ad Hanuman, il dio scimmia ed è davvero pieno di scimmie.
Appena si entra si è subito assaliti dalla confusione, ma non di individui quanto di forme e odori. Alberi e un piccolo portico in cui si vendono dolci, una marea di mosche e nell'aria l'odore di latte vecchio. Nella struttura più sacra un sacerdote distribuisce l'acqua di un pozzo a cui la tradizione attribuisce particolari virtù, anche se non è propriamente salutare berla. Ovviamente la bevono tutti.
Le colonne intorno sono così segnate dalle plverine colorate da aver perso la definizione delle loro scanalature. Tutto è rosso e arancione.
Mentre sono ferma ad osservare una scimmia (e la sua ferita sulla zampa) passa il ragazzino scugnizzo dell'altro giorno. Mi saluta e io impiego un po' di tempo a riconoscerlo. E' solare, accompagna una ragazza cinese e mi chiede di andare con lui ripetendomi "no money, no money!". Gli accarezzo una spalla, gli spiego che ho il taxi che mi aspetta e vado via.

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