In aereo avevo scritto qualcosa, ma l’atterraggio è arrivato prima del previsto e ho dovuto spegnere tutto senza salvare. Il volo è stato breve perché ho conosciuto un giovane indiano che raggiungeva la famiglia a Kathmandu. Finalmente una persona aperta, socievole e disponibile. Abbiamo chiacchierato tutto il tempo, a parte il mio breve tentativo di scrittura, e lui è stato molto paziente con il mio inglese da quattro soldi che purtroppo non mi permette di esprimere molte sfumature di pensiero.
Ho anche intravisto delle sue foto dal cellulare, foto di un normale diciannovenne che beve e fa goliardate con i compagni di scuola. Della serie “tutto il mondo è paese”…”all the world is a little town”.
Korul viaggiava con il nipotino e prima di salutarmi mi ha detto che per qualsiasi necessità avrei potuto contattarlo. Se il meccanismo facebook-blog funziona, ora lui dovrebbe anche leggere queste righe.
Non finisco mai di apprezzare il minimo cenno di vicinanza, ora che mi trovo davvero lontano da tutto e tutti.
In questo istante invece sono nel taxi che mi porterà all’albergo. Sono, ma il taxi è fermo perché in realtà è qui per un altro ospite e il mi sono inserita nel viaggio gratis, però mi tocca aspettare. Devo stare attenta ai soldi perché al cambio non mi hanno accettato le rupie di tagli superiore a 100 e buona parte della mia scorta se n’è andata per il visto (25 dollari: 1230 rupie indiane). Una volta in albergo dovrò fare bene i conti e forse i miei dovranno mandarmi dei soldi. Ormai conosco western union e sotto questo punto di vista mi sono rilassata.
Stamattina alle 5- ovviamente- il de niro basmati non si è presentato all’appuntamento, comunque ho finalmente capito che l’apecar modificata si chiama autoriscio, quindi l’autista perde il titolo di taxi driver e addio rimandi cinematografici.
Ho sonno, tanto sonno, non mi sono ancora abituata al cambio di orario e non riesco a prendere sonno quando dovrei. Mi guardo attorno e vedo una marea di uomini dalla fisionomia indo-cinese. Raggruppati in crocchi da cinque/sei persone, fanno tante cose: aspettano i turisti, chiacchierano, si guardano intorno. Ma l’attività predominante è scatarrare a terra. Lo fanno tutti! E deve esserci molto caldo, altrimenti non mi spiego come mai l’asfalto sia asciutto. Si raschiano in gola e sputano, si raschiano in gola e sputano.
Alcuni si tengono per mano e camminano così uniti.
Donne non ce ne sono, tranne qualcuna rara di passaggio.
E io ho sonno, quasi quasi provo a fare un pisolino in questa macchina.
Ultimo aggiornamento: sono in hotel. Un grazioso piccolo e scalcagnato hotel. La mia stanza non è pronta e me ne hanno dato un’altra in sostituzione. Mentre il ragazzo nepalese controllava il suo registro ho avuto davvero paura che non trovasse la mia prenotazione, ma per fortuna eccomi qui.
Ho tanto sonno ma durante il tragitto in macchina ho visto una marea di negozietti accattivanti e ho assolutamente bisogno di un altro paio di pantaloni. Il vestito indiano da 25 euro lo userò per qualche occasione, tipo il pranzo a casa dei tipi di Varanasi, ma per muovermi agevolmente vorrei qualcosa di composto ma comodo. Sto usando gli stessi pantaloni da quando sono arrivata in india, necessito di un cambio. E poi devo informarmi per andare domani in una città qui vicino, dove c’è il tempio di shiva e solo il martedì è possibile assistere ai sacrifici.
A Kathmandu sono quasi le due e ora provo a schiacciare un pisolino. Ce la farò?
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