giovedì 20 ottobre 2011

Primo giorno


Il viaggio in aereo è come una confortevole bolla di sapone che lentamente si scioglie.
Bari-Roma con le solite facce. Roma-Istanbul  con accanto una rampante coppia romana (dove lui trattava da schifo la signora). Istanbul-Delhi ero io la straniera.
Nell’ultimo lungo tratto ho conosciuto un giovane indiano fighetto che tra un wiskhey e l’altro mi ha raccontato un po’ di se e mi ha invitata a pranzo nei prossimi giorni.
Il mio inglese è pessimo, ma ho quel vocabolario di 10-15 “parole atomo” che mi permette di esprime concetti semplici.
Vengo dall’Italia, ho fame, sono stanca, tutto ok…

Arrivata a Delhi sono precipitata in una sacca buia.
L’omino dell’albergo non è venuto a prendermi.
Le mie carte ricaricabili non funzionavano e a furia di provare me ne hanno bloccata una.
Non riuscivo a telefonare a nessuno.
Per fortuna avevo con me una cinquantina di euro e cambiandola (con un cambio da strozzino) sono riuscita a pagarmi una scheda telefonica indiana e il taxy fino all’hotel.
Poi una notte agitata, in preda alla paura di non riuscire a trovare i soldi, di restare bloccata in un paese straniero, dove nessuno mi conosce, nel bisogno e nell’indifferenza.
Continuamente mi svegliavo in preda all’ansia e continuamente dovevo impormi la calma, perché era troppo presto per fare qualsiasi cosa.

La mattinata è stata tutta concentrata alla risoluzione dei problemi tecnici. Quel santo in terra di Gianni mi ha fatto avere rapidamente dei soldi tramite la western union e finalmente mi sono rilassata. E ho dormito.
Delhi? Presa dalla mia ansia ho visto ben poco anche delle strade sotto l’hotel. Ho guardato ma non ho visto.
Però posso dire che è tutto molto polveroso, come una campagna in città, e anche qui c’è il vizio di strombazzare di continuo. Sono salita per un minuto contato su un taxy locale, una specie di apecar con tettuccio. In realtà è carino, solo che non ero dell’umore adatto agli esotismi.

Ora ho risposato, forse anche troppo, e resterò qui in camera fino a domattina. Qui a Delhi è sera inoltrata, non ho voglia di uscire anche se mi farebbe piacere mangiare qualcosa di buono.
Gesù, in strada ci sono dei banchetti molto invitanti, ho visto un vecchietto che cuoceva pop corn e altre verdurine saltate mentre accanto a lui in un banco si vendevano solo mele. Che voglia!
Ma arriva lo spauracchio dello squaraus e mi fermo. E’ il primo giorno…forse più in là mi sarò abituata.

Ok, così si conclude questa giornata (che senza Gianni sarebbe un inferno ancora aperto).
Ci sono stati momenti in cui avrei avuto voglia di piangere e mi sono forzata per non farlo, tanto non sarebbe servito a nulla. Tipo un inutile dispendio di energie.

Ma adesso ho i soldi, ho anche la chiavetta internet per connettermi, domani cominciamo sul serio.

Nessun commento:

Posta un commento