martedì 25 ottobre 2011

Kathmandu city

I giorni sfuggono, sono ancora con 24 ore di arretrato in questo blog e ho problemi a caricare le foto.
In ogni caso,  ieri ho dedicato la giornata a Kathmandu vera e propria e sono andata nel centro storico della città, ossia Dourbar square.
Dourbar square
Ovviamente ho dovuto pagare un biglietto all’ingresso della via principale, comincio a chiedermi  se entrando da un vicoletto laterale avrei dovuto pagare lo stesso. Non so, non ho visto altri chioschetti per i biglietti, sono proprio io sfigata ad entrare sempre dalla strada principale.

Vabbè, in ogni caso, due grossi leoni sorvegliano l’ingresso alla grande piazza su cui si affacciano gli antichi palazzi come anche un enorme costruzione bianca, costruita dagli inglesi all’inizio del 1900 che ci sta come l’aceto nel tiramisù.

Dopo la grande piazza c’è un altro spiazzo accalcato da pagode (si, ho finalmente capito che i tempietti induisti si chiamano pagode…). Qui mi blocca una guida che dice- come tutte- di sapere l’italiano, ma alla fine mi chiede di parlare in inglese per potermi capire. Accetto contrattando sul prezzo e in effetti il suo aiuto mi è servito per avere tante informazioni che altrimenti avrei ignorato. Tipo che c’è la pagoda degli hippie, chiamata così perché nei bei tempi che furono vi si sedettero tanti frikkettoni e anche jimi Hendrix a farsi le canne. La marijuana era legale in nepal fino al 1970, poi si sono rovinati anche loro. Mi ha detto che anche bob marley venne a Kathmandu, ma a naso mi pare una cosa un po’ strana.
Si, si, è la pagoda degli hippie...
Poi c’è una pagoda che si dice sia stata costruita da un unico grande masso e accanto a lei un’enorme pagoda  su travi in legno che dovrebbe essere costruita con il legno di un unico albero. E dal nome di quella pagoda “Kasthamandap” deriva il nome della città.

 Ovviamente anche qui ho trovato una pagoda è decorata con immagini tratte dal kamasutra o comunque con scene di sesso. La guida mi ha detto che quella pagoda era considerata protettrice dai lampi. Mi ha fatto tutta una connessione tra sesso, forza, protezione che in effetti fila proprio, anche se la cosa dei lampi mi ha stupita. Parlando di queste cose, gli ho  chiesto come considerano l’omosessualità e lui mi ha detto che non ci sono problemi, che sono molto aperti. O almeno questo è quello che ho capito.
Loro saranno aperti, ma la statua di Hanuman, il dio scimmia, aveva il volto coperto per non fargli vedere le scenette erotiche della suddetta pagoda…
Ho visto anche l’ingresso del tempio dedicato a Shiva in cui ogni anno si sacrificano tantissimi animali: ha un bell’ingresso decorato con colori vivaci ma non era possibile entrare perché veniva aperto solo per le occasioni speciali. E poi ho questi bizzarri capelli biondi...


La foto non è un granchè, però è per far vedere che sotto ci sono decorazioni buddiste e sopra (la porta) induiste

Infine il palazzo della Kumari, la dea incarnata in una bambina vera di circa sei anni. Nella sua figura si incontrano buddismo e induismo, questa bambina viene scelta attraverso un preciso iter e per tutta la sua permanenza nel palazzo vive da dea in terra. Appena ha una fuoriuscita di sangue, sia mestruale che a causa di una ferita, o in caso di una malattia seria, viene sostituita perché la cosa significa che la dea si è allontanata da lei. Ci hanno fatto aspettare nel cortiletto, tra l’altro significatamente decorato a metà con scene buddiste e metà con immagini induiste, finchè non si è affacciata dalla sua finestrella. E così è stato, ho visto una bambina truccatissima e paffutella, chissà cosa per passava per la mente. Ha guardato in giro per pochi istanti e poi se n’è andata. Dicono che porti fortuna guardarla, così ho chiesto alla mia guida quante volte l’ha vista accompagnando i turisti e se pensa di essere fortunato. Ha sorriso.

Secondo me la Kumari è apparsa un po’ a comando per soddisfare i turisti, ma almeno non ho dovuto pagare per vederla.
In conclusione ho fatto due passi in freak street, chiamata così proprio in onore dei frikketoni che evidentemente in massa venivano fin lì, ma non l’ho trovata diversa dalle altre, a parte un “penny lane cafè” e un gruppetto di ragazzi dall’aria alternativa europea. Non mi sono neanche fermata a mangiare perché secondo me mi avrebbero fatto pagare tanto solo per il nome della via.
 

Swayambhu
In compenso ho preso un taxi (contrattando) fino al “Monkey temple” ossia Swayambhu, luogo sacro buddista. Per arrivarci in via canonica bisogna salire 365 scalini, ma il tassinaro mi ha lasciata presso l’ingresso più alto, meno male. Comincio davvero ad apprezzare l’atmosfera dei luoghi buddisti, molto serena e disponibile.
Accolta da un Buddha in acqua che invita alla pace e da una miriade di fila di bandierine, salgo pochi gradini e trovo il grande stupa dorato con gli occhioni che tutto osservano. Bello e imponente come belli sono anche gli altri stupa piccolini disseminati intorno. Sembrava di stare in un cimitero vecchia maniera, pieno di lapidi, ma in chiave meno dark.
Per favore F. non farmi storie per le foto, non le ho neache ritoccate e c'era un sole fortissimo che nn mi faceva vedere bene il visore....
Intorno agli stupa c’è una cittadella fatta di vecchie case ormai adibite a negozietti di souvenir e a ristoranti. Dopo aver visitato un tempio zeppo di Buddha dorati, sono andata a mangiare godendo di una bella veduta sulla valle mentre le scimmie mi hanno fatto compagnia durante l’attesa dei momo (ravioloni cinesi).
Ma la veduta migliore l’ho avuta dopo, da una panchina panoramica, e mi sono seduta a guardare il tramonto che avanzava su questa enorme città e tutta la valle. Finalmente ho trovato un luogo di pace nel caos di Kathmandu e in quel momento l’ho salutata.

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