Oggi va un po' meglio, ma ho una strana sensazione addosso.
Che poi, non credo che sia una sensazione e basta. Credo che sia colpa dello straniamento, del sentirmi davvero straniera in un posto dove a malapena vedo il bandolo della matassa. Al momento mi salvano i soldi, nel senso che qualsiasi cosa accada, sganciando rupie tutti mi sorridono e mi trattano bene. Anche se sono straniera e parlo malissimo l'inglese.
Oggi sono uscita abbastanza presto in preda alla fame. Dopo le ristrettezze di ieri avevo voglia di una bella e colorata colazione. Avevo chiesto un caffè all'omino dell'hotel, ma dopo un bel po' di attesa senza riscontro (mentre lui sorseggiava il suo, di caffè) me ne sono andata in cerca di un bar.
Ecco la mia prima colazione indiana. Ma poi, era davvero una colazione? Possibile che qui di prima mattina si mangi cibo piccante e unto? Boh, comunque era buono, molto buono. Una specie di focaccia con tante salsine in cui inzupparla. La foto non è un granchè, ma la metto per dovere di cronaca.
Infine mi sono fatta lascaire davanti al museo nazionale. Insieme a me una fiumana di scolaretti che mi guardavano come un elemento esotico e mi salutavano con grossi sorrisi e "hello!". Un ragazzino si è fatto fotografare col suo cellulare accanto a me mentre il professore acidello gli diceva di tornare nelle righe, salvo poi avvicinarsi anche lui e chiedermi di dove fossi.
Solitamente il mio occhio decifra con familiarità le immagini, gli stili, i soggetti. Qui invece mi sono dovuta sforzare per guardare a fondo le opere, senza classificarle immediatamente come "cose indiane".
Invece no, c'erano divinità ovunque, c'erano coppiette che amoreggiavano in camporelle idilliache, c'erano anziani sufi allietati dai musicisti, c'erano ragazze sorprese nude nel fiume da Krishna in persona.
E soprattutto c'era un'eleganza sinuosa in ogni tratto.
Ho mangiato bene, riso e salsine e verdure cotte davvero niente male, e pagato poco.
All'uscita di nuovo il mio de niro al curry. Gli ho chiesto di andare dritto in hotel ma lui ha insistito per portarmi ancora dal compare suo di un'altra agenzia di viaggi. E poi giù durante il percorso a ripetermi che i treni sono tutti pieni, che lui per tornare a calcutta ha una lista d'attesa di due mesi ecc ecc...
Oddio, il dubbio un po' me l'ha messo, ma dal mio ex napoletano ho imparato che quando ti propongono qualcosa mettendoti fretta e facendoti illudere che sia un affare, dietro c'è la fregatura.
Finalemente in albergo doccia, emicrania indiana e nanna.
Ps: però la tratta museo-hotel non me l'ha fatta pagare.
Nel pomeriggio sono uscita per fare delle copie del passaporto (me le chiedono per ogni cosa!) e la stampa del check in on line per l'aereo di domani.
Nel pomeriggio Delhi è ancora più pervasa dalla foschia. Ho visto donne indiane coprirsi il viso per la polvere e lo smog, ed è tutto dire.
Dopo il battesimo col de niro della mattina, sono riuscita a schivare gli altri tassinari e anche tutta la schiera di gente che a piedi o in risciò cercava di attaccare bottone. Ho fatto così i miei primi veri passi nei dintorni dell'albergo e ho scoperto...
Ho scoperto che nella parallela del mio hotel ci sono una miriade di bazar con vestiti bellissimi, anche oriental-occidentali, e poi incensi, bigiotteria, sonagli, chincaglierie, sandali, borse...Ovviamente avrei pagato un completo la metà di quello che ho speso oggi. E magari avrei comprato qualcosa da poter mettere anche in italia, ma vabbè, les jeux son faits, è stata una lezione.
Prima di andarmene, per strada ho sentito della musica e dei canti. Sono andata a curiosare e c'erano dei musicisti con una ballerina particolare, che cantava anche. Chissà perchè questa cosa, devo cercare info.
Chiudo con la ballerina e con l'immagine di me seduta sul water perchè solo in bagno funziona la presa elettrica.
Che poi, non credo che sia una sensazione e basta. Credo che sia colpa dello straniamento, del sentirmi davvero straniera in un posto dove a malapena vedo il bandolo della matassa. Al momento mi salvano i soldi, nel senso che qualsiasi cosa accada, sganciando rupie tutti mi sorridono e mi trattano bene. Anche se sono straniera e parlo malissimo l'inglese.
Oggi sono uscita abbastanza presto in preda alla fame. Dopo le ristrettezze di ieri avevo voglia di una bella e colorata colazione. Avevo chiesto un caffè all'omino dell'hotel, ma dopo un bel po' di attesa senza riscontro (mentre lui sorseggiava il suo, di caffè) me ne sono andata in cerca di un bar.
Neanche tre metri dopo si ferma il solito tassinaro con l'apecar, però aveva la faccia di un mio vicino di casa e mi ha promesso di portarmi in un bel posto a fare colazione e poi in un negozio economico per comprare vestiti.Ecco la mia prima colazione indiana. Ma poi, era davvero una colazione? Possibile che qui di prima mattina si mangi cibo piccante e unto? Boh, comunque era buono, molto buono. Una specie di focaccia con tante salsine in cui inzupparla. La foto non è un granchè, ma la metto per dovere di cronaca.
Ho offerto anche al tassinaro che era entrato con me. Ha fatto la mossa di pagare, ma ha infine desistito senza troppe insistenze.
Poi mi ha voluta portare in un ufficio per informazioni turistiche, dove ovviamente volevano farmi prenotare treni e bus che non so neanche io quando mi serviranno. Qui ogni 5 negozi, in due di prenotano biglietti per treni, aerei, bus e quant'altro. Sono tutte piccole agenzie turistiche, ma ovviamente il mio "taxi driver" (mentre lo definivo così pensavo a de niro...) mi ha portata da un suo amico.
Anche per il negozietto "cheap" deve aver favorito un conoscente, perchè non era affatto un bazar, ma un negozio con una marea di commessi e servizio sartoria. Ho comprato un abito (25 euro) perchè in fondo ne avevo bisogno e non sapevo ancora quello che avrei scoperto nel pomeriggio...Infine mi sono fatta lascaire davanti al museo nazionale. Insieme a me una fiumana di scolaretti che mi guardavano come un elemento esotico e mi salutavano con grossi sorrisi e "hello!". Un ragazzino si è fatto fotografare col suo cellulare accanto a me mentre il professore acidello gli diceva di tornare nelle righe, salvo poi avvicinarsi anche lui e chiedermi di dove fossi.
Il museo era piuttosto trascurato, con didascalie ingiallite e spartane, percorsi didattici quasi inesistenti e ovunque uno stile "europa anni '70". Aveva anche molte stanze chiuse, ma l'immersione nell'arte indiana è stata un'altra doccia della civiltà in cui mi trovo.Solitamente il mio occhio decifra con familiarità le immagini, gli stili, i soggetti. Qui invece mi sono dovuta sforzare per guardare a fondo le opere, senza classificarle immediatamente come "cose indiane".
Invece no, c'erano divinità ovunque, c'erano coppiette che amoreggiavano in camporelle idilliache, c'erano anziani sufi allietati dai musicisti, c'erano ragazze sorprese nude nel fiume da Krishna in persona.
E soprattutto c'era un'eleganza sinuosa in ogni tratto.
Poi il pranzo nel caffè del museo. In italia il ristorante di un grosso museo è quanto di più caro e snob ci possa essere. Qui, a Delhi, è uno stanzone dalle pareti sporche. Sembra più una sala d'attesa di provincia che un luogo per turisti culturali. Ma a me dello sporco da usura e delle sedie scalcagnate poco importa.Ho mangiato bene, riso e salsine e verdure cotte davvero niente male, e pagato poco.
All'uscita di nuovo il mio de niro al curry. Gli ho chiesto di andare dritto in hotel ma lui ha insistito per portarmi ancora dal compare suo di un'altra agenzia di viaggi. E poi giù durante il percorso a ripetermi che i treni sono tutti pieni, che lui per tornare a calcutta ha una lista d'attesa di due mesi ecc ecc...
Oddio, il dubbio un po' me l'ha messo, ma dal mio ex napoletano ho imparato che quando ti propongono qualcosa mettendoti fretta e facendoti illudere che sia un affare, dietro c'è la fregatura.
Finalemente in albergo doccia, emicrania indiana e nanna.
Ps: però la tratta museo-hotel non me l'ha fatta pagare.
Nel pomeriggio sono uscita per fare delle copie del passaporto (me le chiedono per ogni cosa!) e la stampa del check in on line per l'aereo di domani.
Nel pomeriggio Delhi è ancora più pervasa dalla foschia. Ho visto donne indiane coprirsi il viso per la polvere e lo smog, ed è tutto dire.
Dopo il battesimo col de niro della mattina, sono riuscita a schivare gli altri tassinari e anche tutta la schiera di gente che a piedi o in risciò cercava di attaccare bottone. Ho fatto così i miei primi veri passi nei dintorni dell'albergo e ho scoperto...
Ho scoperto che nella parallela del mio hotel ci sono una miriade di bazar con vestiti bellissimi, anche oriental-occidentali, e poi incensi, bigiotteria, sonagli, chincaglierie, sandali, borse...Ovviamente avrei pagato un completo la metà di quello che ho speso oggi. E magari avrei comprato qualcosa da poter mettere anche in italia, ma vabbè, les jeux son faits, è stata una lezione.
Prima di andarmene, per strada ho sentito della musica e dei canti. Sono andata a curiosare e c'erano dei musicisti con una ballerina particolare, che cantava anche. Chissà perchè questa cosa, devo cercare info.
Chiudo con la ballerina e con l'immagine di me seduta sul water perchè solo in bagno funziona la presa elettrica.
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