Sto scrivendo sempre con un giorno di distanza dagli eventi, ma oggi farò un eccezione e parlerò della giornata di ieri più tardi.
Sono seduta al tavolone della colazione-pranzo-cena (con la tovaglia che non si cambia mai) e aspetto il mio pancake.
Stamattina mi sono svegliata molto presto, prima dell'alba e sono andata al ghat qui vicino a cercare una barca. Ovviamente non ero l'unica così ho trovato altri tre ragazzi e il costo del biglietto si è abbassato, tanto che non ho avuto neanche voglia di contrattare.
Siamo saliti in barca e senza tanta fatica, vista la corrente a favore, il nostro percorso ha avuto inizio.
Era ancora buio ma già parecchie persone facevano lo loro abluzioni nel fiume. All'inizio non sai bene cosa guardare: la luce, la foschia, cosa fanno in acqua queste persone, le tante barche dei turisti nel fiume, le costruzioni bellissime, le costruzioni a pezzi. E' un caos di impressioni mentre mollemente la barca scivola verso nord.
Il Gange dà l'impressione di essere davvero sporco ma da quello che ho letto non è solo un'impressione. E vedere che uomini, donne e bambini in quell'acqua si lavano il corpo, i denti e poi la bevono anche, fa un po' rabbrividire.
Accanto all'uomo che in acqua si lava il naso e sputa ce n'è un altro che tranquillamente si lava il viso. Più in là stanno cremando un corpo e tra qualche ora ciò che ne resta sarà anche lui in acqua.
Il viaggio d'andata, così comodo per il nostro barcaiolo, è invece scomodo per la mia testa occidentale.
Poi si torna indietro e lì comincia il lavoro dell'indiano ai remi.
In realtà noi abbiamo fatto il giro opposto a quello che fanno in genere i turisti visto che i più partono dai ghat a nord. Questo vuol dire che superata la metà del "circuito" la calca delle barche è calata di molto.
In un ghat stavano preparando una salma per la cremazione. Era una donna di non so dire quanti anni. Nè giovane nè vecchia. Mentre la pira cominciava a fumeggiare, l'avevano adagiata vicino all'acqua e ne avevano ricoperto il corpo con veli dorati. Solo il viso era in vista e i presenti a turno lo bagnavano con acqua del fiume. Quella stessa acqua ora le purificava il corpo.
Ecco, forse questa è stata la chiave di volta. La compresenza di sacro e immondo, un dualismo che in realtà non c'è perchè entrambi gli attributi sono fusi insieme.
Il fiume da, il fiume prende. Ma non sono due momenti diversi, due aspetti. Sono solo due azioni che gli umani possono cogliere di un'unica grande entità qual è il gange.
Certo, a livello pragmatico, il sovrapopolamento e la carenza -ad esempio- di depuratori ha creato la situazione disastrosa attuale per il fiume, quello fatto d'acqua. Ma per il fiume fatto d'idea, di fede, il discorso è diverso.
Certo sarebbe bello se i due piani -ideale e reale- coincidessero e quell'acqua fosse preservata, se la fauna fosse tutelata, ma così non è, ma non lo facciamo neanche noi che abbiamo le analisi chimiche dei nostri fiumi davanti agli occhi.
In ogni caso, abbiamo lasciato il ghat della cremazione alle nostre spalle mentre il barcaiolo ora sbuffava vistosamente, probabilmente sperando di suscitare una mancia extra. Tutt'attorno era scesa la quiete, una godibilissma quiete.
Il sole abbastanza alto da scaldarci, pochi turisti in giro, i "bagnanti" che ci salutavano immersi nell'acqua. Signore che si bagnavano insieme, sorridenti e curiose verso noi turisti, bambini che non volevano bagnarsi e mamme spazientite.
Durante un momento di particolare impegno il barcaiolo mi ha schizzata con un remo. Mi sono trovata con l'acqua del gange su un braccio e l'ho lasciata stare.
Dai ghat, parecchie persone si stavano lavando i denti, c'era chi si insaponava, c'era chi si lavava i vestiti, c'era chi si asciugava. Li vedevo davvero freschi e puliti, c'era un aria di lindore che si sprigionava da loro.
Ormai "battezzata", ho lasciato scivolare alcune dita nel fiume.
Era caldo e ho smesso di fare foto.
Sono seduta al tavolone della colazione-pranzo-cena (con la tovaglia che non si cambia mai) e aspetto il mio pancake.
Stamattina mi sono svegliata molto presto, prima dell'alba e sono andata al ghat qui vicino a cercare una barca. Ovviamente non ero l'unica così ho trovato altri tre ragazzi e il costo del biglietto si è abbassato, tanto che non ho avuto neanche voglia di contrattare.
Siamo saliti in barca e senza tanta fatica, vista la corrente a favore, il nostro percorso ha avuto inizio.
Era ancora buio ma già parecchie persone facevano lo loro abluzioni nel fiume. All'inizio non sai bene cosa guardare: la luce, la foschia, cosa fanno in acqua queste persone, le tante barche dei turisti nel fiume, le costruzioni bellissime, le costruzioni a pezzi. E' un caos di impressioni mentre mollemente la barca scivola verso nord.
Il Gange dà l'impressione di essere davvero sporco ma da quello che ho letto non è solo un'impressione. E vedere che uomini, donne e bambini in quell'acqua si lavano il corpo, i denti e poi la bevono anche, fa un po' rabbrividire.
Accanto all'uomo che in acqua si lava il naso e sputa ce n'è un altro che tranquillamente si lava il viso. Più in là stanno cremando un corpo e tra qualche ora ciò che ne resta sarà anche lui in acqua.
Il viaggio d'andata, così comodo per il nostro barcaiolo, è invece scomodo per la mia testa occidentale.
Poi si torna indietro e lì comincia il lavoro dell'indiano ai remi.
In realtà noi abbiamo fatto il giro opposto a quello che fanno in genere i turisti visto che i più partono dai ghat a nord. Questo vuol dire che superata la metà del "circuito" la calca delle barche è calata di molto.
In un ghat stavano preparando una salma per la cremazione. Era una donna di non so dire quanti anni. Nè giovane nè vecchia. Mentre la pira cominciava a fumeggiare, l'avevano adagiata vicino all'acqua e ne avevano ricoperto il corpo con veli dorati. Solo il viso era in vista e i presenti a turno lo bagnavano con acqua del fiume. Quella stessa acqua ora le purificava il corpo.
Ecco, forse questa è stata la chiave di volta. La compresenza di sacro e immondo, un dualismo che in realtà non c'è perchè entrambi gli attributi sono fusi insieme.
Il fiume da, il fiume prende. Ma non sono due momenti diversi, due aspetti. Sono solo due azioni che gli umani possono cogliere di un'unica grande entità qual è il gange.
Certo, a livello pragmatico, il sovrapopolamento e la carenza -ad esempio- di depuratori ha creato la situazione disastrosa attuale per il fiume, quello fatto d'acqua. Ma per il fiume fatto d'idea, di fede, il discorso è diverso.
Certo sarebbe bello se i due piani -ideale e reale- coincidessero e quell'acqua fosse preservata, se la fauna fosse tutelata, ma così non è, ma non lo facciamo neanche noi che abbiamo le analisi chimiche dei nostri fiumi davanti agli occhi.
In ogni caso, abbiamo lasciato il ghat della cremazione alle nostre spalle mentre il barcaiolo ora sbuffava vistosamente, probabilmente sperando di suscitare una mancia extra. Tutt'attorno era scesa la quiete, una godibilissma quiete.
Il sole abbastanza alto da scaldarci, pochi turisti in giro, i "bagnanti" che ci salutavano immersi nell'acqua. Signore che si bagnavano insieme, sorridenti e curiose verso noi turisti, bambini che non volevano bagnarsi e mamme spazientite.
Durante un momento di particolare impegno il barcaiolo mi ha schizzata con un remo. Mi sono trovata con l'acqua del gange su un braccio e l'ho lasciata stare.
Dai ghat, parecchie persone si stavano lavando i denti, c'era chi si insaponava, c'era chi si lavava i vestiti, c'era chi si asciugava. Li vedevo davvero freschi e puliti, c'era un aria di lindore che si sprigionava da loro.
Ormai "battezzata", ho lasciato scivolare alcune dita nel fiume.
Era caldo e ho smesso di fare foto.
il "palazzone rosso" con la scalinata che scende dentro il fiume è di diritto la foto pù entusiasmante che ho visto finora!
RispondiElimina...ovviamente io preferisco le foto cona rchitetture.... quindi sarà difficile miglioare a meno che poi tu decida di iniziare a postare foto di discinte e sensuali ragazze indiane! :-D
le indiane sono davvero belle e curatissime! Discinte però è difficile vederle...mi spiace caro F. :))
RispondiElimina