sabato 22 ottobre 2011

Dakshinkali

...la musica era registrata, ma funzionava lo stesso.
Adesso è passato un po' di tempo dalla prima impressione e in conclusione non so scegliere se ho visto un potente rito religioso o una baracconata stile santo patronale. Probabilmente entrambe le cose insieme.
Chissà se ad un esterno anche i riti cattolici possono sembrare così coinvolgenti, anche senza capire le parole e decifrare tutti i gesti.



In ogni caso non c'è stato un rito vero e proprio, non c'era un officiante, solo un giovane uomo che sgozzava galline e caprette in cambio di soldi - almeno mi pare. Ma c'erano i fedeli, erano loro a dare il surplus emotivo grazie alla loro paziente attesa in coda prima di entrare, ai fasci di incesi tra le loro mani, alle preghiere, ai fiori, ai doni. Non so quiantificare quanto possa valere per questa gente una capra, eppure la portavano a Kalì, senz'altro lontano dalle loro bocche. Ho visto una donna che prima di offrire due volatili (sembrano piccioni, ma più bellini) se li stringeva al petto recitando chissà quale preghiera, pèoi li allontanava, li avvicinava ai nipoti e giù di nuovo petto e preghiere. La zona più sacra, quella in cui io non sono potuta entrare, era un piccolo recinto quadrangolare aperto solo da un lato. Sula sinistra la zona "mattatoio" e di fronte doveva esserci la raffigurazione della dea, solo che era in basso e i fedelli ammassati davanti non mi permettevao di vederla. Ho solo intravisto una sagoma nera.



A Kalì si portavano collane di fiori arancioni, noci di cocco, incensi e candeline in piccoli contenitori di terracotta. Se ho capito bene i doni venivano posizionati nel suo grembo, in basso. Suppongo che ci fosse anche dell'acqua, ma non ne sono sicura.
L'acqua cmq è ben presente nel sito perchè si trova nel bel mezzo della valle tutta la struttura è praticamente tagliata in due dal corso di un fiume e per un tratto è stato arginato in modo da formare un basso laghetto.



Con l'acqua venivano bagnati gli animali prima del sacrificio e sempre acqua veniva sparsa a terra per lavare via il loro sangue.



Ma l'elemento "sanguinario" era davvero marginale. Come divevo prima, per molti doveva essere un giorni di festa, in cui vestirsi bene, fare il proprio dovere da indu e poi andare a mangiare le frittelle delle bancarelle fuori da tempio. Magari anche comprare qualche collanina, verdure, spezie, ciabatte...
Insomma non molto diversamente che da noi. Solo che invece dei soldi attaccati al vestito del santo, si porta un gallo.



Una volta tornata al parcheggio quasi non avevo riconosciuto il mio autista, ma forse sempre telepaticamente si è fatto vedere e siamo andati verso la macchina. Una moto parcheggiata male bloccava l'auto e lui, senza scomporsi, l'ha spostata. Ho provato a immaginare altri scenari traslando la scena a Bari...


Nel pomeriggio ho fatto un giretto a piedi. Volevo portare i vestiti sporchi in lavanderia e cercare una piazza famosa. Ovviamente ho fatto tutt'altro, tra cui chiedere informazioni per la spedizione di un pacco in italia e perdermi tra le stradine tutte uguali. Però non è stato un male perchè sono finita fuori dal vivaio in cui giriamo noi turisti. Ho visto le vere case e le stanzine dove lavorano gli artigiani, Spesso sono piccoli locali alti soppalcati. Ho trovato per strada un paio di topi morti mentre un gruppetto di ragazzi seduti in cerchio sfilava cavi elettrici. Questi dei cavi elettrici devono essere la contropartita dei furbetti che si fanno soldi col turismo. Quelli con cui ho avutop a che fare fin'ora io, insomma.

Vabbe, ora è tempo di scendere per cena. Oggi voglio chiedere un dolce.

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