La mattina è cominciata abbastanza tardi. Dopo colazione, sono uscita per fare due passi e guardarmi intorno. Solita atmosfera indiana d'afa e polvere, però molto distesa. Si, c'è sempre un abuso di clacson e il traffico è molto scomposto, però la gente per strada è calma. In sintonia col lento ondeggiare delle mucche.
Scopro che il mio hotel è letterlamente a due passi dall'assi ghat, il ghat più a sud di varanasi. Il ghat è semplicemente un accesso al fiume gange ("ganga" dicono qui). Così lo vedo, questo famoso fiume.
E' largo e scorre lento, mentre sulla riva è il solito baccano di venditori, mendicanti, religiosi e turisti.
Poi mi inoltro nelle viuzze in cerca di un rivenditore di sim card. Lo trovo ed è molto gentile, mi aiuta e mi spiega con calma la situazione. Con noi c'è un ragazzino che lui dice essere un suo fratellino. Appena mi allontano dal chioschetto il ragazzino mi segue e cerca un modo per essermi utile. Ossia un modo per guadagnarsi qualche rupia.
Eccolo il classico "scugnizzo indiano", sbruffoncello ma simpatico. Ci sa fare. Fa la faccia triste se gli do poche rupie, fa il galante offrendomi un tè, si prende spazio inventandosi un ruolo.
Una volta che mi ha aiutata con le mie piccole commissioni, tra cui prendere dei dolci per la cena a cui sono invitata, ci salutiamo e io torno in hotel. Insieme ad un gran mal di testa.
Mi sveglio solo a metà pomeriggio, il tempo per darmi una sistemata e prendere il risciò fino alla casa in cui sarò ospite. Si tratta della famiglia del mio aggancio di varanasi. Arrivo con una mezz'ora di ritardo...ma un'ora di anticipo allo stesso momento, perchè niente è pronto e i padroni di casa sono occupati con non so bene quale preghiera induista.
In quella casa sono ospiti da un mese alcune ragazze torinesi. Non che muoia dalla voglia di stare con italiani, ma effettivamente riuscire a dire una frase di senso compiuto mi mancava.
Nel terrazzo di casa le figlie dei proprietari hanno decorato a terra con la polverina colorata (mi manca il nome specifico) disegnando un grande fiore e tutti ci occupiamo dell'accensione dei lumini. La stessa cosa accade in tutte le case: è il diwali, una festa molto sentita in india. In tutte le case lumini, disegni a terra, file di lampadine e sparii che andranno avanti per tutta la notte.
Infine andiamo a cena. Le torinesi mi spiegano che quello che sto mangiando è sicuramente il piatto della festa, perchè in un mese a loro è stato proposto cibo molto più semplice ed economico. Non mi sembrano completamente soddisfatte del loro padrone di casa, ma ormai hanno finito il loro tirocinio in india.
Dopo un po' di chiacchiere ci salutiamo e torno a casa in risciò, sotto i fuochi di Varanasi.
Scopro che il mio hotel è letterlamente a due passi dall'assi ghat, il ghat più a sud di varanasi. Il ghat è semplicemente un accesso al fiume gange ("ganga" dicono qui). Così lo vedo, questo famoso fiume.
E' largo e scorre lento, mentre sulla riva è il solito baccano di venditori, mendicanti, religiosi e turisti.
Poi mi inoltro nelle viuzze in cerca di un rivenditore di sim card. Lo trovo ed è molto gentile, mi aiuta e mi spiega con calma la situazione. Con noi c'è un ragazzino che lui dice essere un suo fratellino. Appena mi allontano dal chioschetto il ragazzino mi segue e cerca un modo per essermi utile. Ossia un modo per guadagnarsi qualche rupia.
Eccolo il classico "scugnizzo indiano", sbruffoncello ma simpatico. Ci sa fare. Fa la faccia triste se gli do poche rupie, fa il galante offrendomi un tè, si prende spazio inventandosi un ruolo.
Una volta che mi ha aiutata con le mie piccole commissioni, tra cui prendere dei dolci per la cena a cui sono invitata, ci salutiamo e io torno in hotel. Insieme ad un gran mal di testa.
Mi sveglio solo a metà pomeriggio, il tempo per darmi una sistemata e prendere il risciò fino alla casa in cui sarò ospite. Si tratta della famiglia del mio aggancio di varanasi. Arrivo con una mezz'ora di ritardo...ma un'ora di anticipo allo stesso momento, perchè niente è pronto e i padroni di casa sono occupati con non so bene quale preghiera induista.
In quella casa sono ospiti da un mese alcune ragazze torinesi. Non che muoia dalla voglia di stare con italiani, ma effettivamente riuscire a dire una frase di senso compiuto mi mancava.
Nel terrazzo di casa le figlie dei proprietari hanno decorato a terra con la polverina colorata (mi manca il nome specifico) disegnando un grande fiore e tutti ci occupiamo dell'accensione dei lumini. La stessa cosa accade in tutte le case: è il diwali, una festa molto sentita in india. In tutte le case lumini, disegni a terra, file di lampadine e sparii che andranno avanti per tutta la notte.
Dopo un po' di chiacchiere ci salutiamo e torno a casa in risciò, sotto i fuochi di Varanasi.
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